mercoledì 18 gennaio 2006

Sfogo universitario

E' splendido vedere come l'Italia riesca ad uniformarsi agli standard europei nel peggior modo possibile. Chi mi conosce ha ben presente la mia lunga carriera universitaria e il mio vezzo di sperimentare un po' il funzionamento delle varie facoltà dall'interno... [sì ok, ho cambiato 6 corsi di laurea, l'ultimo passaggio l'ho fatto a 10 esami dalla fine; sì, sono una cretina; sì, sono folle; sì, accetto ogni insulto ma l'ingegnere non lo volevo fare]
Da quanto è entrata la riforma, col sistema del 3+2, ho notato un aridimento terrificante della cultura e in generale del livello di conoscenza richiesto per ottenere dei buoni voti. Certo, ora ci sono da dare tanti esami, ma se per ognuno di questi devo studiare una trentina di paginette... Non so con che faccia ci si possa poi vantare d'aver sostenuto un esame, per fare qualche esempio a caso, di "tecnica urbanistica" o di "discipline demoetnoantropologiche" stando così le cose. Ma passi pure questo impoverimento culturale, voglio provare ad accettarlo e voglio credere che davvero serva ad introdurre più facilmente noi giovani nel mondo del lavoro. Voglio anche credere che l'onestà intellettuale degli studenti universitari porti ad un approfondimento personale di alcuni argomenti...
Quello che trovo inaccettabile è il metodo di valutazione adottato dal mio corso di laurea. Per me è inconcepibile che l'esame delle materie "umanistiche" si svolga tramite un quiz a crocette sul modello vero/falso. Dal mio punto di vista è avvilente per chi, appassionandosi alla materia, avrebbe anche il piacere di discuterla ad un esame orale, magari per motivare le scelte del vero/falso: in questi campi è troppo ampio lo spazio lasciato all'interpretazione e le "crocette" danno riscontro dello studio nozionistico, difficilmente si possono applicare ad una situazione dove è necessaria una buona capacità di collegare informazioni... Per quieto vivere, per conseguire finalmente un titolo di studio universitario, mi sottopongo a questi quiz che sembrano un programma televisivo dei peggiori, dove il premio che mi porto a casa è un voto che probabilmente potrebbe essere migliore se mi lasciassero parlare, invece di confinare le mie conoscenze in un quadratino. Naturalmente gli esami inerenti le materie scientifiche (quelle per intenderci che si potrebbero valutare in un quiz a risposta multipla o con una serie di esercizi) vengono svolti oralmente. Lo trovo paradossale, decisamente ridicolo. Credo che sia inutile lamentarsi, poi, del fatto che i giovani non sono più in grado di esprimersi decentemente in forma orale...
Inizio a pensare che avessero ragione i nonni, quando ripetevano fino alla nausea "se si continua così, chissà dove finiremo..."

8 commenti:

Anonimo ha detto...

il discorso e' che purtoppo il tempo per fare 25 esami a semestre e' poco, e lo dico non solo da ex studente, ma anche da chi ormai sta passando dalla parte malvagia della barricata... perche' spesso un insegnante si trova a fare 10 ore a infermieristica, 10 ai tecnici di laboratorio, 20 a medicina e 15 a scienze della comunicazione, e spesso la voglia di mettersi li' a discutere in un esame orale a cento persone per volta manca, e' estremamente difficile proprio per motivi organizzativi, perche' appena proponi una data di esame agli studenti non va bene perche' due giorni prima e tre dopo hanno un altro esame e non riescono a studiare, se non ne fanno abbastanza si crea un casino con i 25 esami del semestre dopo, e' un insieme di concause che porta al fatto che devi fare esami semplici, il piu' possibile chiari, e, inoltre, non contestabili da un punto di vista legale, vista la mania americanissima di andare in causa per una bocciatura...
non condivido per niente, pero', il discorso sulle materie scientifiche che possono risolversi in un esame a crocette.. in un corso di laurea di matrice scientifica, come quello che stai facendo anche tu, sono la parte principale, e' necessario riuscire a dimostrare, in un esame, capacita' di ragionamento che vanno oltre sapere le proporzioni degli rRNA all'interno dei ribosomi. mentre sapere qualcosa riguardo alla demoetnoantropofagia :),con tutto il rispetto epr gli antropofagi, puo' avere una rilevanza relativa all'interno del tuo tipo di formazione...

Clo' ha detto...

AntropoLOGIA non -FAGIA! Sempre fame tu, eh? Ad ogni modo sono d'accordo che organizzare un esame orale sia un casino assurdo... Perchè non fare un esame a domande aperte allora? Troppo tempo per correggere i testi? I professori universitari sono pagati bene, credo che possano "perdere" 2 ore a correggere delle domandine... Anche il quel modo valuti la capacità di ragionamento piuttosto che le mere nozioni (e in effetti è così che sarà il mio esame di biologia, chimica, biochimica e genetica). Io odio gli esami a crocette stile vero/falso: anche un esame scritto può essere fatto in maniera intelligente... Perchè no, come quello di pedagogia: 5 crocettine per la parte nozionistica e 5 domande aperte. Per il mio tipo di formazione anche le informazioni sulla struttura dell'elicasi sono inutili... Inoltre il problema legale, fortunatamente, sembra essere ancora lontano dalle nostre facoltà. Se poi i professori non hanno voglia di fare il loro lavoro, allora questo è un altro discorso.

Anonimo ha detto...

un orale in certe materie e' decisamente piu' utile per valutare una serie di cose in piu', non solo la semplice preparazione... uno scritto, credimi, e' davvero una rottura, e non solo la correzione.. devi preparare le domande (e per quelle a scelta multipla, ne ho preparate parecchie, e' davvero difficile trovare le opzioni sbagliate da inserire...), devi stare li' a vedere gente che cerca di copiare in qualsiasi modo, e poi devi correggerli, sperando poi che nessuno si sogni di contestare il voto e chiedere di fare un orale per tirarlo su. e un'altra cosa da prendere in considerazione e' che nel lavoro di un professore universitario (considera che pochi di quelli che fanno lezione a te sono professori, nella maggior parte ricercatori) specie in facolta' scientifiche, l'insegnamento e' una minima parte, sono poche ore al mese, molti hanno reparti ospedalieri da mandare avanti, laboratori da gestire, penso che venga normale cercare di limitare al minimo il tempo "perso"..

Anonimo ha detto...

a questo punto la domanda sorge spontanea: dati tutti questi problemi da te menzionati, perchè questa riforma? come diceva master-blogger nostro, non ha fatto altro che aumentare il numero delle materie, e quindi dei professori necessari a coprirle e, di conseguenza, credo, il numero di stipendi... risultato conseguito in pochi anni: palese scadimento dei livelli, culturale e di impegno, necessari a conseguire una laurea, cosicchè molta più gente la può ottenere -obiettivo DICHIARATO dei riformanti- in quanto più facile, e quindi svalutando fortemente il valore del "pezzo di carta" -per l'elementarissimo principio economico dell'inflazione-. se non ricordo male le motivazioni ufficiali erano di uniformarci al resto d'Europa -quando il sistema universitario era forse l'unica cosa rimasta che da fuori non criticavano dell'italia- e di aumentare, appunto, il numero di laureati, troppo basso rispetto alla media europea... mah, non so voi, ma concettualmente preferisco fare 10 esami studiando 1 o 2 mesi l'uno che farne 30 "studiando" 1 settimana a esame..
chessò, lo trovo più.. formativo...

Clo' ha detto...

Sono d'accordo in pieno con Andrea per il senso della riforma. Per quanto riguarda la "difesa" di Ste' al sistema utilizzato dai prof. per la valutazione, invece, credo che faccia acqua da tutte le parti: tu stesso dici che ci si perde molto tempo a fare i quiz a risposta multipla, quindi è molto più rapido scegliere delle domande a risposta aperta. Per quanto riguarda la "speranza che nessuno contensti il voto", credo che sia molto più facile accettare un voto risultante da un esame "a risposta aperta", dove si è avuta la possibilità di argomentare la propria risposta, piuttosto che a una serie di inutili crocette con domande spesso interpretabili. Io tendo ad assimilare lo scritto "a risposta aperta" ad un esame orale, anche se il secondo senza dubbio è più formativo (ti insegna a dosare l'emozione, a parlare in pubblico facendoti capire e a pensare più velocemente). Per il fatto che i professori siano anche ricercatori, posso solo dire che nessuno li obbliga ad insegnare e se lo fanno è probabilmente per il punteggio, il ritorno economico o a volte per il piacere di udire la propria voce. L'insegnamento sì, sono poche ore al mese e il valutare l'esame fa parte del pacchetto "tengo un corso alla facoltà di...", quindi a quelle poche ore devi automaticamente aggiungere le altre poche ore che ti servono alla valutazione, perchè è parte integrante dell'insegnamento all'università italiana. I professori dovrebbero capire che non sono loro al centro del processo formativo universitario ma lo studente (che tra l'altro paga tasse sempre più gravose e ha diritto ad una valutazione che rispecchi il più possibile il suo grado di preparazione piuttosto che la sua abilità a copiare le crocette dal vicino).

Anonimo ha detto...

piccolo intervento sulla tipologia di esame... la domanda a risposta aperta è in assoluto la più contestabile e meno "giusta", a mio modo di vedere, nel caso (piuttosto frequente, anche a mie spese) di assistenti che "aiutino" il prof a correggere: con metri di valutazione spesso diversissimi, uno alla forma, l'altro alla sostanza, l'altro alla leggibilità della scrittura.. devi in pratica sperare in dio di beccare il correttore "buono" o "giusto", e non mi senbra un sistema idoneo alla selezione dei migliori, selezione su cui in teoria si basa il nostro sistema sociale

Clo' ha detto...

Sono d'accordo sul ruolo degli assistenti, il valutatore dovrebbe essere uno soltanto in questi casi. Per quanto riguarda la calligrafia... se la tua è pessima non è colpa mia! :P Nell'era dell'informatica, ad ogni modo, potrebbe pure essere carino sostenere gli esami davanti ad un terminale... D'accordo utopia... :)
Io continuo a preferire l'esame orale, ma se il problema è quello del tempo.. insomma, tutto meglio delle crocette!

Anonimo ha detto...

allora, io parlo delle facolta' scientifiche, non so com'e' la storia nelle facolta' umanistiche. l'insegnamento e', a un certo punto della carriera universitaria, un obbligo, non lo so fa per gusto o per piacere. c'e' a chi piace di piu' o di meno, a me per esempio piace, aiuta a mettersi in discussione, ma penso che dopo anni che insegnero' ne avro' le palle piuttosto piene. tu parli di esami a risposta aperta, perche' secondo te sono piu' equi di quelli a crocette, puoi avere ragione, ma in genere fare un esame solo scritto (quindi non uno scritto per scremare un po' di cialtroni prima dell'orale...)viene preso in considerazione quando un prof non ha voglia ne' tempo di perdere troppo tempo per un esame che sa in anticipo essere di scarso interesse per gli studenti. e in quel caso ha ragione quello dei tuoi che fa cinque domande a crocette e cinque aperte, visto che cosi' si riesce ad avere un certo equilibrio.
l'esame orale rimane la soluzione migliore, a mio parere, molto meglio di uno a risposta aperta, per motvi di tempo, di facilita' di valutazione, etc. ma quello che ogni tanto spinge all'abbandono di questa forma di esame, specie con la riforma, che come dice andrea porta a studiare una settimana scarsa a esame, e' la disperazione... sentire per ore persone che cercano di arrampicarsi sugli specchi, senza aver minimamente letto neanche la prima pagina di appunti, porta veramente alla nausea. almeno le crocette vanno via indolori...